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Scambi tra scene

Teatro e arti visive (e viceversa)

 

Villa Borletti, Origgio (Va)

 

 

Adriano Nardi. Veduta dell'installazione.

 

Adriano Nardi. Paesaggio interno, 2019.

 

Adriano Nardi. Paesaggio interno esterno, 2012.

 

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Il binomio immaginario classico - iconografia pop può esserci d'aiuto per accostare il lavoro di Adriano Nardi. Le figure femminili che compaiono in parecchie delle sue opere provengono da pubblicità e riviste di moda, cioè dalla fonte primaria dell'impetuosa ondata neo-pop che ha travolto l'arte degli ultimi decenni. Eppure la sua prima personale era intitolata Antipop, e in effetti tutto il suo percorso creativo si contrappone alle logiche di consumo dell'immagine prescritte dal sistema della comunicazione. Per giunta la sua riflessione teorica ruota attorno all'impossibilità - o forse a una sorta di possibilità condizionata - della rappresentazione nell'era digitale. Mi sembra però che al fondo di questo artista così sfaccettato, capace di spaziare dalle scenografie per i grandi teatri della Capitale a visionarie operazioni concettuali, vi sia un sentimento tragico del mondo che orienta tutto il suo agire: che lo spinge, per esempio, a raffigurare un teatro in macerie - quello distrutto dai bombardamenti nella regione siriana di Ghouta - nel modo allo stesso tempo più solenne e conturbante possibile; e che lo porta a evocare un macroscopico paesaggio permeato di allusioni somatiche, quasi fosse un corpo sofferente, con organi ancora in via di formazione. Uno sentimento tragico che sembra richiamarsi a un'intuizione paradossale del classico: un classico selvaggio.

L'allestimento della mostra nelle stanze di Villa Borletti prevede che le opere di Nardi fronteggino quelle di Ernesto Jannini. La scelta non è solo dettata dalle vaste dimensioni dei lavori di entrambi, ma ancora una volta da un'antitetica percezione di che cos'è, e di come si manifesta, il classico.

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Se la formula non fosse davvero abusata, oltre che filologicamente scorretta, sarei tentato di dire che nel caso di Jannini il classico ha tratti apollinei, e lineamenti dionisiaci in quello di Nardi.

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Roberto Borghi

 

 

Adriano Nardi. Teatro di guerra, 2018.

 

Adriano Nardi. Veduta dell'installazione.

 

 

 

 

 

 

 

 

ADRIANO NARDI